• 25 July 2025
Algoritmi e social

Indice

Vi siete mai chiesti perché Instagram vi propone sempre video di teneri cucciolotti quando siete tristi, o perché TikTok sembra leggere nella vostra mente suggerendovi esattamente il contenuto di cui avete bisogno? Spoiler alert signori! E non è magia, ma si tratta solo di algoritmi. E no, non sono gestiti da piccoli elfi digitali che ci spiano attraverso la fotocamera frontale (anche se a volte ho i miei dubbi).

Diciamo che da quando ho iniziato a studiare un po’ di intelligenza artificiale all’università, la mia vita sui social non è più stata la stessa. Non perché sia diventata più saggia nell’uso che ne faccio – anzi, probabilmente passo ancora troppe ore a scrollare – ma perché ora capisco il perché dietro ogni contenuto che mi appare. Ed è affascinante quanto inquietante.

Che cos’è un algoritmo di raccomandazione

Iniziamo dalle basi, perché quando parlo di algoritmi con i miei amici, metà di loro pensa ancora che sia qualcosa che ha a che fare con la matematica del liceo. Un algoritmo di raccomandazione è sostanzialmente un sistema che analizza i tuoi comportamenti online per prevedere cosa potrebbe interessarti di più. È come avere un amico che ti conosce benissimo, solo che questo amico è un computer che non dorme mai e ricorda ogni singolo like che hai messo negli ultimi cinque anni.

I social network utilizzano questi sistemi per decidere quali contenuti mostrarvi nel feed, in che ordine e quando. L’obiettivo? Tenervi incollati allo schermo il più a lungo possibile. Perché più tempo passate sulla piattaforma, più pubblicità vedete, e più soldi guadagnano. È business, bellezza.

Come Instagram decide cosa mostrarvi

Instagram utilizza quello che tecnicamente si chiama machine learning collaborativo combinato con analisi comportamentale. In parole povere, l’algoritmo osserva cosa fate, cosa fanno persone simili a voi, e cerca di indovinare cosa vi piacerà di più. I fattori principali che influenzano il vostro feed includono le vostre interazioni passate, il tempo che passate guardando specifici tipi di contenuto, le persone con cui interagite di più e persino l’orario in cui siete più attivi.

L’algoritmo tiene conto anche della recency dei post, ma non è più il fattore determinante come una volta. Se un contenuto sta performando bene (tanti like, commenti, condivisioni), ha più probabilità di essere mostrato anche ore dopo la pubblicazione. È per questo che a volte vedete post di tre giorni fa nella vostra timeline – l’algoritmo ha deciso che meritano la vostra attenzione.

L’algoritmo che legge nell’anima

TikTok è probabilmente la piattaforma con l’algoritmo più sofisticato al momento. Il For You Page è alimentato da un sistema che analizza centinaia di segnali diversi, ossia quanto tempo guardate un video, se lo rivedete, se lo condividete, se andate sul profilo del creator dopo averlo visto, persino se salvate l’audio per usarlo nei vostri video.

La cosa che mi ha sempre colpito di TikTok è la sua capacità di leggere le micro-espressioni comportamentali. Se scorrete velocemente un video, l’algoritmo registra che quel contenuto non vi ha interessato. Se invece fate pausa a metà video per leggere un commento, questo viene interpretato come un segnale di engagement alto.

Una volta ho fatto un esperimento personale, ho creato un nuovo account e ho interagito solo con video di cucina per una settimana. Nel giro di tre giorni, il mio feed era diventato praticamente un corso di cucina gratuito. È stato affascinante e leggermente terrificante vedere con quanta precisione l’algoritmo aveva mappato le mie preferenze.

I segreti del machine learning applicato ai social

E’ bene allora dire che dietro questi algoritmi ci sono reti neurali complesse che processano milioni di dati ogni secondo. Il machine learning permette a questi sistemi di migliorare continuamente le loro previsioni basandosi sui feedback che ricevono. Ogni volta che mettete like, commentate o condividete, state allenando l’algoritmo a capirvi meglio.

I modelli più avanzati utilizzano tecniche come il deep learning per identificare pattern nascosti nel comportamento degli utenti. Possono riconoscere, per esempio, che tendete a essere più propensi a interagire con contenuti emotivi dopo le 20:00, o che preferite video brevi durante la pausa pranzo. Il collaborative filtering è un’altra tecnica fondamentale. L’algoritmo analizza utenti con gusti simili ai vostri e vi propone contenuti che sono piaciuti a loro. È come quando un amica vi consiglia una serie TV perché “so che ti piacerà” – solo che qui l’amico è un computer che conosce i gusti di milioni di persone.

Perché alcuni contenuti diventano virali

La viralità non è completamente casuale, anche se spesso lo sembra. Gli algoritmi favoriscono contenuti che generano engagement velocity – ovvero che ricevono molte interazioni in poco tempo. Se un video riceve 1000 like nelle prime due ore, l’algoritmo lo interpreterà come un segnale che il contenuto è di alta qualità e lo mostrerà a più persone.

I fattori che contribuiscono alla viralità includono il timing della pubblicazione, l’uso di hashtag trending, la qualità del contenuto e, non ultimo, un pizzico di fortuna. Ho visto amici diventare virali con video che avevano fatto praticamente per scherzo e altri faticare per mesi con contenuti studiati nei minimi dettagli. Gli algoritmi premiano anche la diversità, e cioè se tutti i vostri post sono simili, potreste essere penalizzati. I social preferiscono creator che sperimentano con formati diversi, perché questo mantiene la piattaforma interessante e varia.

Come hackerare l’algoritmo (legalmente)

Ora, la domanda che tutti si fanno è solo una: ma si può ingannare l’algoritmo? La risposta è sì e no. Non potete truccare il sistema in modo definitivo, ma potete sicuramente ottimizzare i vostri contenuti per essere più visibili. La consistenza è fondamentale, pubblicare regolarmente aiuta l’algoritmo a capire quando i vostri follower sono più attivi. Io ho notato che i miei post performano meglio quando li pubblico tra le 18 e le 20, probabilmente perché è quando la maggior parte delle persone che mi seguono controlla i social.

L’engagement autentico vince sempre sui trucchetti. Meglio 100 like da persone realmente interessate che 1000 like comprati. Gli algoritmi sono diventati bravissimi a riconoscere l’engagement artificiale, e le penalizzazioni possono essere severe. Utilizzate le funzionalità native della piattaforma, Instagram Stories, Reels, TikTok Duets. Gli algoritmi tendono a favorire i contenuti che utilizzano le funzioni più recenti, perché questo incoraggia gli utenti a esplorare tutte le possibilità della piattaforma.

Il lato oscuro degli algoritmi

Non tutto è però rose e fiori. Questi sistemi possono creare delle filter bubble, ossia delle bolle di contenuti che rinforzano sempre le stesse idee e opinioni. È come vivere in un mondo dove tutti la pensano come voi, il che può essere confortante ma anche limitante.

Gli algoritmi imparano anche dai nostri momenti peggiori. Se attraversate un periodo difficile e cercate contenuti tristi, il sistema potrebbe continuare a propoverveli anche quando il vostro umore è migliorato. Questo è uno dei motivi per cui è importante fare periodicamente pulizia delle nostre interazioni sui social. C’è poi la questione della dipendenza digitale. Gli algoritmi sono progettati per massimizzare il tempo che passiamo sulle piattaforme, utilizzando tecniche mutuate dalla psicologia comportamentale. Il famoso pull-to-refresh di Instagram, per esempio, è basato sullo stesso principio delle slot machine.

Il futuro degli algoritmi social

Il settore si sta muovendo verso algoritmi sempre più personalizzati e predittivi. Stiamo già vedendo esperimenti con AI che possono generare contenuti personalizzati in tempo reale, e che possono prevedere cosa ci interesserà prima ancora che ce ne rendiamo conto noi stessi. L’intelligenza artificiale generativa sta iniziando a essere integrata anche nei social: da filtri più realistici a contenuti completamente generati dall’AI. Il confine tra contenuto umano e artificiale diventerà sempre più sottile.

La privacy rimane una questione centrale. Gli utenti stanno diventando più consapevoli di quanti dati condividono, e le piattaforme dovranno trovare un equilibrio tra personalizzazione e rispetto della privacy.

Conclusioni di speranza: convivere con gli algoritmi

Capire come funzionano gli algoritmi non significa necessariamente riuscire a controllarli completamente, ma ci aiuta a usare i social in modo più consapevole. Personalmente, da quando conosco questi meccanismi, mi sento meno vittima del mio feed e consapevole (ma con controllo) delle mie scelte digitali. Gli algoritmi non sono né buoni né cattivi, sono semplicemente strumenti. E come tutti gli strumenti, possono essere usati bene o male, e molto dipende da come noi scegliamo di interagire con essi. L’importante è rimanere sempre critici e consapevoli di ciò che vediamo online.

Ricordatevi che dietro ogni contenuto che vi appare c’è una scelta algoritmica basata sui vostri comportamenti passati. Usate questa consapevolezza per diversificare le vostre interazioni, esplorare contenuti nuovi e, soprattutto, per non dimenticare mai che la vita reale esiste anche fuori dallo schermo del telefono. E se tutto questo vi sembra troppo complicato, tranquilli, potete sempre continuare a scrollare il feed pensando che sia magia. L’algoritmo non se la prenderà.