• 27 July 2024
Promesse e limiti dell'Intelligenza Artificiale

Siamo tutti concentrati sulla continua evoluzione che sta avendo, in moltissimi campi e ambienti professionali (e non solo) l’intelligenza artificiale, AI o IA, come meglio preferiamo. Un’evoluzione però lambita da alcune piccole preoccupanti delimitazioni come ad esempio il numero di file e di dati possibili da utilizzare in una sessione.

Cosa è possibile con l’AI e cosa no

Mi spiego meglio facendo l’esempio di un normale utente che utilizza (con abbonamento mensile) un piano di AI come ChatGPT 4. Ciò che ci viene detto di fare (come possibilità di utilizzo del modello di apprendimento) e ciò che invece non ci viene detto su cosa non è possibile fare, sono due strade che collimano tra loro. L’AI è di tutti, ma non è di tutti. E’ per pochi? Forse, ma di sicuro non è una finestra aperta sulle necessità di ognuno. Possiamo utilizzare l’intelligenza artificiale come semplici utenti attraverso i vari (anzi la miriade) di tool free o a pagamento, ma questo non farà di noi degli esseri liberi.

E torno sul punto di prima: cosa ci è dato di fare e cosa no? Ad esempio, sapevate che oltre una certa soglia di quesiti non è possibile andare utilizzando il modello di apprendimento di OpenAI? Esatto Chatgpt 4, e dico 4, non 3.5, dopo 40 quesiti si stoppa, si frena, è out e non è più possibile continuare se non aspettando tre ore. Tre ore che poi si risolvono in due giorni “di nulla” consecutivi. E questo non va bene. Non va bene perché non è presente nelle tante indicazioni presenti al momento della sottoscrizione.

Cosa generare “nei limiti”

Cosa allora è possibile fare in maniera totalmente open e senza limiti? A meno che non vi costruiate il vostro modello di apprendimento automatico con una serie di basiche linee di big data, davvero poco (almeno per l’idea che ho io dell’AI). Ci vogliono i team specializzati, i tecnici, i programmatori, gli esperti di intelligenza artificiale, ma quella vera che porta a risoluzione, per ogni tipologia di progetto “serio” che decida di svilupparsi attraverso queste linee. Per tutto il resto è possibile sì, certo, generare testi (un po’ freddi) creare foto e video (sì, vanno bene anche quelli), ma la sensazione di scatola chiusa sarà sempre presente.

Promesse e limiti dell'Intelligenza Artificiale

AI e grandi sogni

Dipende da cosa voi vogliate fare. Se è per poche e piccole cose l’AI è una grande opportunità di ottimizzazione temporale, ma se si tratta di affrontare esperimenti di ricerca e incrocio dei dati, dovrete allora guardare ad altro. Soprattutto alla creazione di un modello di apprendimento che sia così come vuole il progetto che intendiate portare avanti. In Italia sono molte le realtà che trattano di intelligenza artificiale, startup, piccole società che hanno deciso di guardare al cambiamento, ricercatori accademici specializzati e gruppi di giovani studenti creatori di prototipi di ottimo livello. Ce n’è davvero per tutti, anche se siamo solo all’inizio, perché è questa la verità: siamo solo all’inizio.

Dopo la regolamentazione europea su ciò che sarà possibile fare ed ottenere o generare con l’AI e cosa no, si è già costituita una base di consapevolezza. La nuova tecnologia intelligente sarà l’algoritmo del nostro futuro. Quello che è necessario fare adesso è portare avanti la formazione, in diverse modalità e estendibile a tutti i campi professionali ed educativi. Capire e conoscere le modalità di approccio e di risoluzione che l’intelligenza artificiale può offrirci, stando attenti sempre a quello che viene ideato. Saremo tutti programmatori? Non penso. Ci divideremo invece in gruppi di sviluppo e ricerca, con uno sguardo importante a ciò che le nuove generazioni stanno imparando. Tutto questo sarà lo start che poi li formerà per la prossima società fatta di implementazione e tecnologie abilitanti.

Conclusioni

Quello a cui dobbiamo porre grande attenzione è solo il controllo di ciò che generiamo. Imparando a guardare soprattutto all’originalità di ogni idea progettuale che viene da noi (umani) con schemi strutturati propri dell’AI. Quanto potremo spingerci? Anzi, oltre quale linea potremo andare e soprattutto, saremo totali artefici di ciò che produrremo? Questo lo scopriremo andando avanti con la ricerca e la sperimentazione. Che l’AI abbia un suo pensiero profondo o no, la società dovrà comunque connettersi con “lei”. E dovrà farlo cercando sempre di mirare alla qualità e non alla ripetizione, all’unicità che alza il livello e non alla scelta più semplice che ottimizza le tempistiche. Questo il mio modesto parere.