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Questa intervista è stata fatta in quattro, ma solo tre erano quelli che parlavano, la quarta, di una sconvolgente bellezza, guardava sorridendo il monitor, con tutti i suoi sette mesi e senza ciuccio, ma con due occhi azzurri enormi che per tutta la durata dell’incontro credo ci volessero far capire che stavamo dicendo cose interessanti. Quindi è partita così, con Enrico Schioppa Jr. con in braccio sua figlia Era collegato da Lecce, e Gabriele Ponzi dalla sede romana di Inmatica, seduto su di una sedia girevole. L’intervista è stata democratica e sotto lo sguardo attento di Era che ogni tanto riusciva, non si sa come, ad ammutolire il microfono della piattaforma di Google Meet (il DNA non perdona). Hanno parlato costantemente in due, Gabriele, Senior Software Engineer ed Enrico, Senior Iot, e AI Specialist, entrambi per Inmatica. A queste skills (che poi tradotte in italiano sono dura fatica attraverso gli anni di studio e di ricerca) aggiungerei il passato (ma non troppo) di Gabriele come attore e ballerino, che non guasta mai in un curriculum, anche perché è nell’intersecazione di attitudini che si vede la velocità di azione dei cervelli. E con questa frase epica direi di riportare integralmente ciò che questi due esponenti della nuova generazione di “creatori di futuro tecnologico di alta qualità”, mi hanno detto.
Partiamo da come vi siete incontrati, da quanto tempo lavorate insieme, e soprattutto, che cos’è Inmatica?
Inmatica è un’azienda fondata nel 1989, quindi quest’anno siamo nel trentaseiesimo anno di attività. Nasce tradizionalmente come un’azienda che offre sviluppo e servizi perlopiù alla pubblica amministrazione. Abbiamo tantissimi clienti pubblici in vari ambiti: nell’ambito della previdenza sociale collaboriamo con INPS, INAIL e il Ministero del Lavoro; nel settore energia abbiamo clienti come ENEL. Abbiamo sempre tradizionalmente operato con clienti di stampo soprattutto pubblico, ma a partire dal 2019 abbiamo cominciato a cambiare il DNA dell’azienda, sviluppando anche l’aspetto della ricerca e concentrandoci su ambiti che avevamo già toccato in passato, come quello della Sanità, ma con un approccio più innovativo. Il nostro obiettivo è sicuramente quello di riuscire ad offrire soluzioni sempre più all’avanguardia sotto svariati punti di vista. Portiamo avanti tantissimi progetti innovativi con partner molto rilevanti, siamo in contatto con startup che sono spin-off dell’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia), e abbiamo numerose collaborazioni perché il focus dell’azienda va sempre più verso queste tematiche, fra cui anche quella della sostenibilità.
La visione strategica dell’azienda qual è?
Sicuramente coniugare l’esperienza maturata nei decenni come fornitore di servizi e system integrator con gli aspetti più innovativi basati su tecnologie come machine learning, intelligenza artificiale e Internet of Things (IoT). A queste nuove tecnologie combiniamo l’esperienza già maturata negli anni precedenti e la capacità di creare piattaforme per la consultazione delle informazioni, che oggi siamo in grado di interpretare in maniera più intelligente per i fruitori finali dei nostri prodotti. In campo medico abbiamo diversi progetti e lavoriamo con amministrazioni locali come la Regione Lazio e l’ASP di Palermo. Per quanto riguarda gli aspetti più innovativi, stiamo portando avanti due filoni molto interessanti. Il primo riguarda i dispositivi intelligenti. Abbiamo una sperimentazione su dispositivi innovativi basati su tecnologia piezoelettrica, essenzialmente si tratta di cerotti che possono essere indossati e che permettono di rilevare parametri biometrici con estrema precisione. Sono dispositivi che permettono di ascoltare attivamente quello che avviene all’interno dell’organismo umano e si integrano con i vari dispositivi che tutti noi oggi utilizziamo. Nell’ambito delle interfacce uomo-macchina, lavoriamo con Corticale s.r.l, un’azienda spin-off dell’IIT, che produce dispositivi inseriti a livello della corteccia cerebrale. Questi device permettono di rilevare con degli elettrodi il comportamento neurale del cervello e, analizzando queste forme d’onda, possiamo condurre studi sia a livello di laboratorio che a livello clinico.
Quindi anche per malattie neurodegenerative come il Parkinson e l’Alzheimer?
Sì, assolutamente. C’è una parte di applicazione che concerne lo studio delle patologie e della loro insorgenza. In realtà le applicazioni sono tantissime perché è un modo sempre più raffinato di eseguire diagnosi sui soggetti. Può essere anche applicato allo studio, per esempio, di tessuti cerebrali, aumentando la precisione della ricerca specifica e di conseguenza la qualità della diagnosi. I filoni per la precisione sono essenzialmente due, stiamo elaborando la piattaforma che permette di acquisire i dati grezzi da questi dispositivi (simili a quelli prodotti da Neuralink di Elon Musk) e realizziamo tutta l’infrastruttura con una dashboard molto evoluta che permette di analizzare i dati in tempo reale e di effettuare successive fasi di post-analisi. Questo fornisce più strumenti possibili ai professionisti del settore, come ad esempio, i neurochirurghi.
L’altro filone è quello della realizzazione di vere e proprie interfacce uomo-macchina.
Stiamo facendo, sulla base di questi dati, uno studio di intelligenza artificiale che consiste nel realizzare reti neurali e modelli che permettano di mappare un determinato comportamento localizzato a livello della corteccia cerebrale con la cosiddetta intenzione di movimento. L’obiettivo è riuscire a tradurre un determinato comportamento cerebrale nell’intenzione di svolgere una specifica azione, e questo è la base per la realizzazione di un’interfaccia che permetta di tradurre il pensiero in azione.
Il filone sport e salute è un po’ il vostro fiore all’occhiello.
Sì, è una delle linee di sviluppo del nostro ecosistema. Siamo sempre molto trasversali nel cercare di coniugare ambiti che possano sembrare non congiunti ma in realtà sono strettamente connessi tra loro. Anni fa abbiamo iniziato un progetto che aveva come obiettivo la realizzazione di un prodotto basato completamente su intelligenza artificiale che permettesse, dalla semplice analisi di immagini video di partite di calcio, di estrapolare dati sulle prestazioni fisiche, atletiche e tecnico-tattiche delle squadre. Tutto questo si può integrare con le informazioni sullo stato di salute dell’atleta per raggiungere due obiettivi principali, da una parte la massimizzazione della performance, dall’altra la prevenzione di infortuni. Come sappiamo da fatti di cronaca purtroppo non rari, possono verificarsi eventi cardiaci improvvisi che sono sempre molto difficili da prevenire.
Se vi va bene allora spaccate il mercato e diventate leader in questa cosa.
Quello che cerchiamo di fare è ritagliarci una fetta importante, utilizzando come visione principale quella di offrire prodotti che forniscano una correlazione sempre più ampia fra tutti i dati disponibili. Uniamo l’aspetto meramente tecnico con quello della salute della persona e con quello ambientale, integrando informazioni su temperatura, meteo, pressione, stato del campo e così via. Questo ci permette di avere un quadro più completo possibile e offrire al cliente finale analisi sempre più oggettive.
Su questo slancio sportivo ti faccio una domanda: il futuro sarà anche nei dati, che insieme alla privacy avranno una valenza fondamentale. In che modo secondo te verranno gestiti? Le persone sono consapevoli oppure no di questo tesoro?
Secondo me no, non sono ancora o per nulla consapevoli. Questa è ancora una grande ricchezza per le grandi aziende, perché ormai sono più di vent’anni che si parla del fatto che i dati saranno presto il nuovo petrolio. I big data sono concetti di cui si discute da tanto tempo e rappresentano la ricchezza delle grandi aziende come Google e Amazon. Noi sappiamo di essere il motore principale per queste aziende che traggono un forte valore da questi dati, spesso però non rispettando pienamente tutti gli aspetti di privacy. Sono dati che, ci dicono, vengono trattati sempre in forma aggregata, magari non vogliono sapere quale sia l’interesse specifico negli acquisti di una persona, ma vogliono conoscere gli interessi delle donne di quel target di età per fare pubblicità targettizzate. Tutti questi dati oggi vengono utilizzati per questo, domani potenzialmente potrebbero essere utilizzati anche per altro, per il semplice fatto che loro possono disporre di tutti questi dati. In Europa per fortuna siamo più sensibili nel regolamentare ed usare la tecnologia, abbiamo il GDPR e siamo stati i primi al mondo a cercare di dare una regolamentazione in questo settore, così come lo abbiamo fatto per primi anche nell’ambito dell’intelligenza artificiale con l’AI Act. Però in realtà c’è tanto lavoro da fare, perché il consumatore non ha, secondo me, piena consapevolezza della tecnologia che ha in mano. La tecnologia avanza sempre più velocemente e noi non abbiamo la capacità di assimilarla e usarla con le dovute proporzioni.
Quindi Gabriele tu sei su Roma ed Enrico è su Lecce.
Sì, ci siamo conosciuti fin dal suo ingresso in Inmatica. Prima io, pur trovandomi a Roma, lavoravo al 100% sulla nostra sede di Lecce, che è la sede dove abbiamo sviluppato il nostro centro di ricerca e sviluppo, che ha avuto la fortuna di avere Enrico come new entry. Abbiamo sempre collaborato e continuiamo a farlo.
Parlatemi di Fabio Colitta.
Fabio è stato colui che ha dato avvio a questo grande progetto di Inmatica. Dal punto di vista pratico e burocratico all’interno dell’azienda, è stato quello che ha ideato e poi in maniera esecutiva ha dato il via alla creazione di questa nuova sede, alla gestione e all’instaurazione, soprattutto in fase iniziale, dei rapporti che continuiamo ancora oggi a curare con gli istituti di istruzione e di ricerca, con queste aziende partner di cui ti parlavo. È stato proprio il padre del progetto, anche se lui dice sempre che le cose si fanno tutti insieme in team e che si vince come squadra. Ci tengo a sottolineare che lui è l’origine di tutto.
Enrico, invece qual è il tuo ruolo specifico all’interno della realtà leccese dell’azienda?
Io mi occupo della parte dedicata alla progettazione e come sede sono sempre stato qui, dove facciamo ricerca e sviluppo. Ti confermo, come ha già detto Gabriele, che i due cavalli di battaglia per adesso sono il progetto AI4Soccer e l’altra linea che vede l’interazione cervello-macchina. In questo momento ci sono molte cose in attivo e questo perché la filosofia di Fabio Colitta è quella della semina e della raccolta. Negli ultimi tre anni abbiamo soprattutto seminato e ci aspettiamo che già a partire da quest’anno inizieranno i raccolti più importanti. Per il progetto dell’interfaccia c’è già un primo accordo e molte altre cose sono in ballo. Negli ultimi anni abbiamo lavorato intensamente allo sviluppo e alla sperimentazione di sistemi di monitoraggio basati su sensori. In particolare, abbiamo avviato una collaborazione attiva con un’azienda spin off del CERN di Ginevra specializzata nel trasferimento sul mercato di una tecnologia esclusiva. Uno dei risultati concreti di questo percorso è l’installazione, presso l’Orto Botanico del Campus Ecotekne dell’Università del Salento, di una rete di sensori sotterranei in grado di misurare con grande precisione spaziale la temperatura del suolo. Questi sensori sono integrati con un sistema di irrigazione automatizzato, che si attiva in base ai dati raccolti, ottimizzando così l’uso dell’acqua in modo intelligente e sostenibile. Come Inmatica facciamo tanti progetti di collaborazione con le Università e con altri istituti di ricerca, che usiamo un po’ come “scouting” delle linee di approfondimento su tematiche specifiche. Ora dobbiamo solo capire cosa emergerà e se alcuni di questi progetti diventeranno veri e propri successi. Ci concentriamo anche sulle pubblicazioni scientifiche internazionali, ma quelle, come ben sai, non mancano mai.
Era sta cercando di impossessarsi del monitor, e la capisco molto bene, la tecnologia è qualcosa di affascinante, fondamentale ma soprattutto divertente. Diciamo che questi dovrebbero essere gli aggettivi da dare al lavoro di ognuno di noi, nel momento in cui ogni mattina ci si alza per andare a fare il nostro dovere. Io voglio immaginarla così.Saluto questi due talentuosi ragazzi, con la certezza che la loro realtà toccherà ben presto (perché la semina è stata ben fatta) vette importanti. Se lo meritano perché dietro le loro parole c’è davvero tanta passione. Il mondo delle nuove tecnologie è spesse volte animato da menti come quelle di Enrico e Gabriele, e se un giorno avremo sensori in grado di prevenire gli infortuni sul campo, o piccoli device per contrastare il Parkinson, lo dovremo a persone come loro che dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie IoT hanno fatto attraverso la ricerca il loro vessillo. E che il raccolto sia abbondante.
2 replies on “Come si semina il futuro: Inmatica e la qualità IT tutta italiana”
[…] il link dell’intervista pubblicata da Meta Communications Magazine https://www.metacommunications.it/interviste/come-si-semina-il-futuro-inmatica-e-la-qualita-it-tutta…/ […]
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