• 4 December 2024
Davide Casaleggio

Davide Casaleggio sa bene di cosa parla quando si tratta di raccontare l’arco evolutivo che avrà l’innovazione nel nostro Paese nei prossimi anni. È fermo e deciso sui punti di cui tratta, semplicemente perché animato da un equilibrio personale, oltre che professionale, che gli fa chiamare le cose con il loro nome, senza andare oltre. E questo, per il mondo della tecnologia, e della mancata informazione (soprattutto in Italia), è molto importante. Davide è stato pioniere per molte di quelle linee “virtuali” e tecnologiche alle quali ci si sta affacciando solo da un paio d’anni. Uno dei primi a capire come funzionasse il Metaverso e uno dei primi a capire che i digital twins sarebbero stati il futuro dell’interazione globale. Lo ringrazio per il tempo che mi ha dedicato per sviluppare questa intervista, e soprattutto per aver detto le cose come stanno. 

Ogni tanto fa bene sentirlo.

Come sviluppare un pensiero produttivo positivo sull’implementazione dell’AI all’interno dei vari settori professionali.

Credo che la cosa più importante sia quella di partire, prima di tutto, dalla questione legata all’implementazione dell’AI all’interno delle aziende. Questo segue un processo attraverso determinati livelli di adozione che ne determinano la qualità e soprattutto la realtà dei fatti. Molte volte si è convinti che il solo riuscire a “maneggiare” uno o più tool di intelligenza artificiale online sia l’equivalente dell’essere esperti in materia. Nulla di più sbagliato. Conoscere ed utilizzare l’intelligenza artificiale vuol dire prima di tutto creare una cultura effettiva che spieghi e insegni cosa realmente si possa fare, e come, con questa tecnologia e in particolar modo (essendocene la necessità) all’interno della dimensione aziendale. Da qui e solo da qui si può iniziare a parlare di implementazione. Quindi il primo flusso è quello della cultura che forma. Un altro è quello che si riferisce alla customer journey, poi all’evoluzione stessa del prodotto e infine, alla gestione mirata della governance. Questa linea di sviluppo consapevole è ciò che porta poi alla migliore gestione dell’AI. Se solo proviamo a guardare il tutto con lo sguardo della società attuale, ci accorgiamo subito che questo avrà un impatto molto importante sull’occupazione. E questo va sicuramente tenuto sotto controllo. Chi deciderà o sta decidendo, di investire per primo in questa tecnologia sarà chi determinerà il lavoro futuro. Potremmo fare l’esempio della Corea del Sud che, avendo un forte imprinting proprio in questo settore, continua ad avere un tasso di disoccupazione fisiologigco (attorno al 4%) con un ritorno di prodotti che, a livello globale, definiscono e caratterizzano il mercato. Ognuno di noi ha con sé o in casa un prodotto coreano. E tutto questo per il semplice motivo che il primo obiettivo di questo Paese è stato quello di investire in ricerca e sviluppo. Cosa che dovremmo fare tutti quanti e in particolare l’Italia dove spendiamo in ricerca e sviluppo rispetto al PIL circa un quarto in confronto alla Corea del Sud. Questo è quello che accadrà con l’Intelligenza artificiale, che avrà una velocità di implementazione in tutti i settori così veloce da superare i tempi di approdo che a suo tempo ebbe la nascita dell’elettricità (48 anni per entrare in tutte le case e 30 per essere fondamentale nelle industrie). La strada per l’AI è già tracciata. I cambiamenti a cui assisteremo saranno soprattutto legati ai modelli di business. Il commercio elettronico ad altissima efficienza, lato interfaccia azienda/cliente ne sarà la riprova. Tra poco non saremo più noi ad occuparci dei nostri acquisti, ma faranno tutto i nostri assistenti virtuali, che attraverso una personalizzazione idonea faranno per noi la scelta anche dei prodotti. E questo tipo di interazione cambierà tutto.

Quali sono le grandi opportunità che le tecnologie abilitanti possono offrire attraverso una formazione idonea, e come strutturare questa per averne un ritorno a forte impatto.

Il lavoro cambia a seconda dell’accezione specifica che noi gli diamo. Un tempo ci alzavamo presto la mattina per dedicarci magari a lavori legati soprattutto alla terra e alla sua coltivazione. Oggi stiamo ore seduti davanti ad un PC portatile. Credo che una definizione futura del lavoro si avrà soprattutto guardando al terzo settore. Dal punto di vista della formazione ciò che è cambiato è il riuscire ad uniformarsi alle nuove velocità di trasformazione del settore tecnologico. Un tempo ci si affacciava alle nuove metodiche tecnologiche (lo ha fatto una generazione intera) cercando di comprenderne la tipologia. Oggi si va avanti con un ritmo talmente elevato che i tempi di formazione sono diventati davvero molto brevi rispetto ai tempi d’osservazione dei nostri genitori. E questo vuol dire che prima di tutto va modificato l’assetto stesso della formazione.

Blockchain, open badges e nuovi modelli di business, a che punto dell’evoluzione si trova attualmente l’Italia?

L’Italia è oggi in una situazione in cui si investe ancora molto poco in quelli che sono i due cardini principali per l’evoluzione ossia la ricerca e lo sviluppo. Anche le stesse aziende continuano ad essere restie su questo fronte. Infatti, siamo tutti testimoni, le principali innovazioni arrivano soprattutto dall’estero. Usiamo quotidianamente tutte applicazioni create da Paesi che, rispetto a noi, investono il doppio, il triplo o il quadruplo. Il nuovo mercato che viene generato dalle innovazioni è gestito da chi ha creato quelle stesse innovazioni. Nel caso della Blockchain, il nostro Paese ha alcuni casi interessanti, e credo che avrà un boom importante nel notarizzare quello che l’AI andrà a generare. La blockchain verrà incontro all’esigenza di questi nuovi (e continui) prodotti generati. In particolare, sulla linea legale che definirà i rapporti tra azienda e cliente su quella che sarà la gestione dei contenuti dinamici, per una tutela da entrambe le parti. Anche gli smart contracts saranno interessanti da osservare nei prossimi mesi. 

Nuove generazioni digitali e Metaverso: quanto risulta essere fondamentale oggi la community che pensa realmente

Noi abbiamo portato avanti diversi progetti a suo tempo su Second Life che hanno avuto un discreto successo. Abbiamo fatto eventi, comprato anche un’isola e cercato di creare una community. Oggi tutto è caratterizzato dalla possibilità di avere un device, e questo genera una modalità completamente diversa e più completa di interazione, quando parliamo di Metaverso. Quello che penso è che non sia ancora possibile avere una partecipazione che sia ad oggi realmente di massa. Il punto centrale più forte è ancora tutto focalizzato sul gaming. Lo vedo come un luogo in cui si può passare del tempo, ma ancora lontano dall’essere quotidianità per tutti. Quando ci potrà essere un’esperienza immersiva a costi accessibili si potrà allora valutare di scegliere il Metaverso come mercato internazionale su cui puntare.

Nel vostro rapporto, pubblicato recentemente, si ipotizza l’impatto dell’IA sullo sviluppo dell’e-commerce. Come si prevede, in futuro, che il mercato globale online (B2B o B2C) possa riuscire ad integrarsi con queste nuove modalità di approccio?

Quello che io vedo è una forte tendenza di aggregazione fra i vari attori. Quello che sta cambiando è un processo di ricerca online che non è più plausibilmente incentrato sui metodi basici ormai trascorsi. Chi possiederà però la tecnologia migliore di interfaccia con i clienti? Oggi sono i grandi colossi di marketplace come Amazon, Shein, Zalando che definiscono e gestiscono gli acquisti online. Questo perché sono consapevoli della forza che hanno nel disporre di una gamma infinita di prodotti subito disponibili e distribuibili.  Lì si trova tutto. Quello che immagino è che presto un oggetto smart come quello dell’AI applicato ad un assistente virtuale modalità Alexa, potrà andare a risolverci il problema prima di averlo. E sto parlando nello specifico di personalizzazione degli acquisti in automatico. Un acquisto che diventerebbe un suggerimento (magari non richiesto) da parte dello stesso assistente virtuale e quindi un acquisto di impulso. Questo tipo di interazione caratterizzerà moltissimo il mercato e l’interfaccia con il cliente. L’Intelligenza Artificiale modificherà molto questo processo.

La memoria della nostra società, e delle nostre vite, sta iniziando a viaggiare su percorsi caratterizzati dall’uso dell’AI, in particolar modo attraverso gemelli digitali e avatar iperrealistici. Davvero i sogni possono essere tramandati da un algoritmo?

Sarà sempre più presente un nostro gemello digitale. Un oggetto intelligente in grado di identificarsi con le nostre vite e capace di definire in parte la nostra migliore volontà, lavorando anche al posto nostro. Credo che questo sarà presto un tema basilare. Ci sarà un evidente risparmio di tempo con una serie infinita di attività (in ogni settore) che potranno essere da noi demandate. Tutto quello che va compreso è se potremo imparare da queste attività, nel momento in cui questo oggetto inizierà a comprendere perfettamente quella che è l’interazione umana. Se questo avverrà assisteremo ad un’opportunità di ottimizzazione anche dei tempi professionali.