• 17 May 2024
Metaverso mente

Un punto di partenza importante per comprendere il Metaverso e la presa che ha sull’immaginario collettivo, è l’idea di rendere massiva la Realtà Virtuale.

Percezione immersiva e Realtà Virtuale

Quello che ormai sappiamo è che che si tratta della tecnologia in assoluto più simile ai meccanismi della nostra mente. Per comprenderne le implicazioni psicofisiche nel Metaverso dobbiamo però partire dal concetto di percezione. E iniziamo dal presupposto che la percezione del nostro corpo nella realtà fisica è già di per sé il risultato di una simulazione. Nasce dall’interazione della rappresentazione del nostro corpo con quella di uno spazio intorno al corpo raggiungibile con movimenti volontari. Intesi questi, nel primo caso, come un modello simulato, generato dall’integrazione multisensoriale di segnali corporei, e nel secondo, dalle aspettative rispetto agli oggetti nello spazio.

Il meccanismo delle simulazioni del corpo

In particolare, la Realtà Virtuale condivide con il funzionamento del nostro cervello il meccanismo per cui crea tale simulazione del corpo nel mondo al fine di rappresentare e prevedere azioni, concetti ed emozioni. Allo stesso modo, l’esperienza nello spazio virtuale cerca di prevedere le conseguenze sensoriali dei movimenti di un soggetto, fornendogli un setting quanto più possibile realistico di ciò che vedrebbe nel mondo reale. Ciò che caratterizza nel dettaglio il mondo virtuale è la sensazione di essere in un luogo senza percepire la tecnologia che lo ha generato.  La VR cerca di prevedere le conseguenze sensoriali del soggetto mostrandogli le immagini che vedrebbe nella realtà. Più il modello della VR e quello del cervello sono simili più è elevato il senso di presenza.

Il metaverso addosso

La “presenza”, che può essere intesa come la sensazione di essere nello spazio fisico e digitale in cui riusciamo ad attuare le nostre intenzioni, è un concetto cardine della psicologia dei media digitali. Questa si collega all’importanza cruciale del concetto di situazionalità che incide sul successo di una esperienza mediata dalla tecnologia. Il potere della presenza, quindi, è dato dalla capacità della realtà virtuale di prevedere i meccanismi simulativi della mente umana. In questo modo, applicando il concetto di presenza al funzionamento dei neuroni specchio, siamo in grado di distinguere tra noi e l’altro e generare delle interazioni sociali credibili.  Non sono le informazioni esterne a far sì che vi sia reciproca consapevolezza, ma il coordinamento, inteso come la simulazione delle azioni altrui in relazione alle proprie intenzioni.

Conclusioni

Diventa quindi una questione culturale, presupposto di una corretta interazione sociale nel mondo virtuale, esattamente come accade nella realtà, che i soggetti condividano una reciproca comprensione del mondo, partendo da credenze, aspettative e conoscenze. Per comprendere l’interazione sia nel reale che nel virtuale, in sostanza, sono fondamentali tre livelli: situazione, azione e percezione.

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